“Gli incarichi consistono nell’assunzione libera da parte di ogni membro della comunità familiare di un compito specifico, in relazione alla propria età ed alle proprie possibilità. Va sottolineato, soprattutto in base all’esperienza di quanto succede attualmente, il carattere della libertà di scelta di un incarico, che non ha nessun valore educativo se viene imposto, perché diventa una normale corvée da caserma” Giuseppe Fioravanti.
Spetta agli adulti di vegliare se gli incarichi vengono portati a termine o meno, esigendo comunque che ciò che è stato liberamente scelto venga poi attuato. Sui parametri di accuratezza e qualità è sempre bene tenere a mente le età e i caratteri dei figli, cercando di essere comprensivi e modulare le richieste di perfezionamento.
Ovviamente dentro una casa la lista degli incarichi può essere sterminata ed è importante saper distinguere quelli a breve termine (quotidiani – settimanali) da quelli estemporanei o specifici di alcuni momenti dell’anno. Gli incarichi devono avere una durata limitata e con obiettivi chiari e standardizzabili. Vanno anche distinti quelli che riguardano la sfera personale (rifarsi il letto, l’ordine dei propri spazi) da quelli della sfera collettiva (cucina, bagno, soggiorno, giardino). La principale differenza sta che gli spazi comuni necessitano di un livello di cura altamente condiviso altrimenti si rischiano discussioni infinite. Sugli spazi personali credo sia necessaria un po’ più di tolleranza delle differenti percezioni dell’ordine e pulizia.
I bambini piccoli, ancora molto sensibili all’imitazione, tendono a voler aiutare con livelli di performance che molto spesso però non soddisfano gli adulti, sia per la qualità che soprattutto per il tempo impiegato. Il problema è che se proprio da bambini non prendono il gusto a fare le cose da soli e a gioire della propria autonomia e senso di cura, diventerà sempre più difficile insegnarlo successivamente.
L’adempimento degli incarichi non dovrebbe essere soggetto a premio, perché il gesto di cura per sé e per la famiglia dovrebbe essere accompagnato dal senso della gratuità del dono. Per quanto riguarda invece le omissioni degli incarichi, ogni famiglia avrà il suo stile educativo per la “sanzione”! Tema che sta diventando sempre più complesso all’interno delle realtà educative. L’etimo ci riporta a sanctu participio passato di sancire che vuol dire rendere sacro e inviolabile. Ovviamente questa parola ha preso una connotazione negativa, sanzione disciplinare, amministrativa (le multe!) eppure la sua origine è positiva perché mette l’accento su l’asserzione, sull’approvazione di un regola che, poi rafforzandosi, prende potere e diviene “punizione”. Non è mai semplice essere giudice (jus dicere) ma abbiamo bisogno di persone che abbiano il coraggio di dire e fare il giusto e di ricordarlo agli altri.
Cerchiamo di far leva sul senso estetico piuttosto che sul senso del dovere. Se tutti svolgiamo i nostri compiti allora la casa sarà più accogliente e bella, e lo saranno anche le nostre relazioni.
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