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Immagine del redattoreGabriele Serrau

Vi presento Ramona Sichi e la sua educazione in Natura… Cuore a Cuore!

Aggiornamento: 18 ago 2022

Intervista a: Ramona Sichi, Pisa, Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli Nido d’infanzia comunale a gestione esternalizzata


Uno degli aspetti più belli di questo nostro viaggiare, che ha portato poi alla costituzione della rete delle Scuole Naturali, è stato l’incontrare altre persone che senza saperlo stavano andando nella stessa direzione. Questo ha permesso ad un tessuto esistente, ma implicito, di venire alla luce, diventando via via riconoscibile e raccontabile, un patrimonio da mettere a disposizione della collettività.

Uno di questi tesori, prezioso e nascosto, quasi segreto, si trova all’interno di un parco sconfinato, composto da alberi maestosi, paesaggi diversi di fiume, di bosco e di spiagge incontaminate, angoli umidi di muschio e selvaggi, densi, verrebbe quasi da dire, di fate e folletti: questo luogo di fiaba è realtà, è il Parco Naturale di San Rossore in Toscana, un regno – patrimonio di cui merita sapere l’esistenza e chissà, un giorno, visitare.

Incontrare Ramona Sichi e la sua équipe di lavoro tra gli abitanti di questo luogo è stato uno scoprirsi, un ritrovarsi, un incontrarsi e riconoscersi come compagne di viaggio sullo stesso sentiero, come pellegrini che interiormente camminano sulla stessa strada.

I luoghi plasmano le identità ed ecco, una scoperta davvero essenziale è stata l’incontro con Ramona. La prima cosa che mi ha colpito di lei, quando ci siamo conosciute qualche anno fa, è stata il suo viso brillante, la sua vibrante presenza e la sua aria splendente. Ma, ancor di più, mi colpì la sua Accoglienza: raramente si incontrano persone che così intensamente riescono ad incarnare questa qualità di ascolto attivo e attenzione dedicata che è dono per gli altri, capace di farti star bene col suo solo esserci.

E non a caso di presenza si tratta, perché stare a contatto in un modo così profondo e vero come lei sta a contatto con i bambini più piccoli e la natura che la circonda altro non può essere che un esercizio profondo, vero e continuativo di questa capacità di stare cuore a cuore.

Avere persone come lei all’interno del Corso di Perfezionamento in Outdoor Education sviluppato da Scuole Naturali in collaborazione con l’Università Lumsa è segno di un importante cambiamento dei tempi, è la possibilità di condividere l’incontro con un’umanità rara, la cui semplice presenza già è incanto, meraviglia e stimolo a migliorarsi a fondo: l’occasione di avere in un contesto accademico chi con i bambini ci sta davvero.

Non c’è da stupirsi, mi si è chiarito ciò ancora di più quando ho avuto l’occasione di accompagnare Ramona proprio all’interno di quei luoghi, di quelle valli in cui quest’anima si è formata e che attraverso il racconto ci aiuteranno a conoscerla meglio.

Cosa credi che l’educazione all’aperto possa dare in questo momento storico?




In questi giorni abbiamo avuto occasione di fare due giorni totalmente indoor a causa di forti piogge e la differenza incontrata è stata veramente importante. Le procedure e le normative vigenti sono molto stringenti, sono necessarie, utili e fondamentali per il tempo che viviamo, ma limitano tantissimo il fare educativo che molto spesso ha a che fare con l’intuito, la spontaneità e la naturalezza. In natura invece tutto questo può essere alleggerito grazie alle caratteristiche che ogni ambiente naturale porta con sé da sempre e per le quali oltretutto la scienza ci ha finalmente illuminato con ricerche importanti legate ai benefici fisiologici e psicologici che la natura ci regala.


Nello 0-3 il contatto fisico è fondamentale, il nostro lavoro si sviluppa anche tramite l’uso del corpo che a tratti diventa contenimento, amorevole accoglienza oppure cassa di risonanza per il corpo dell’altro, ebbene le norme covid avrebbero fortemente limitato tutto ciò se noi non avessimo avuto la possibilità di vivere il nostro tempo anche in natura. Uscendo abbiamo la possibilità di sentire sul nostro corpo una temperatura più idonea (ovviamente usando un abbigliamento adatto); spesso il riscaldamento presente nelle nostre strutture impedisce anche un ricambio dell’aria mentre fuori abbiamo l’opportunità di respirare meglio, anche se con la mascherina, l’aria ci rigenera. Inoltre il contatto con l’ambiente naturale accoglie, contiene e la natura si offre da tramite tra il nostro corpo e quello del bambino.

Quali sono le specificità del tuo approccio all’educazione in natura?


La specificità più grande per me credo sia l’aver mantenuto un contatto intenso con ” la bambina che c’è in me” con il mio essere ed essermi mantenuta bambina desiderosa di emozionarmi stupirmi e lasciarmi invadere dalla natura addosso. Mantenere una mente aperta e sgombra da tutte le limitazioni del mondo adulto e della nostra società mi permette di potermi abbassare fisicamente al livello dei bambini per poter ammirare la loro grandezza.


Credo che quando mi metto al livello di un bambino e mi faccio umile per raggiungerlo, in realtà la mia anima cresce a dismisura, quindi la mia specificità è quella di mantenere un’essenza bambina, contornata da un approccio pedagogico pensato e strutturato, da una cornice di riferimento valoriale importante, basata su tutto ciò che la scienza oggi ci offre come opportunità di conoscenza, come per esempio le intelligenze multiple. Un altro elemento specifico del mio essere educatore in natura è quello di mettere sempre al centro la relazione con chi ho davanti, colleghi, bambini, genitori o ambiente naturale, lo scambio vivo, attivo e leale credo sia alla base di sani rapporti e poi le emozioni, l’uso che ne facciamo, tutto questo svolge un ruolo specifico nello stile che ogni educatore sceglie di tenere ed incarnare ed io ho scelto proprio questo.

Qual è un ricordo significativo della tua infanzia legato alla natura?


Ho avuto la fortuna di crescere in un piccolo paese immerso in una vallata circondato da colline che anche tu Sabi hai avuto il piacere di vedere, anche se per poco tempo, e questo piccolo particolare ha caratterizzato fortemente la mia infanzia, ho vissuto in natura da sempre, a stretto contatto con la comunità circostante, ho vissuto la piazza, crocevia di scambi e di socializzazioni veramente di altri tempi. Ho avuto la fortuna di vivere il confronto, l’ascolto quotidiano tra la gente comune e ho visto realizzarsi la vera comunità educante.

In questa fitta rete sociale ho vissuto anni bellissimi ed i ricordi si accavallano, si rincorrono, ma uno di quelli che ha fatto vibrare il mio cuore è legato a quelle colline. Il mio paese ha una grande tradizione di oliveti, le colline sono state lavorate a terrazzamenti da noi Toscani chiamati “grotti”, uno dei giochi preferiti da noi bambini dell’epoca era proprio quello di arrampicarci fino in cima alla collina e tuffarci a capofitto giù, a corsa, saltando ogni grotto, tutti insieme, ammucchiandoci, sorpassandoci, “massacrandoci”…


Assaporando la gioia del corpo-a- corpo e l’inebriante sensazione di sentire il cuore in gola e le gambe formicolanti.

Con la maturità poi riesci a collegare gli eventi, le azioni e le situazioni, in questo modo ho potuto capire quanto faccia veramente parte della mia essenza “sfidare il rischio”.

Come credi che il proporre esperienze all’aperto ai bambini di oggi possa influire sugli adulti di domani?

Ne sono certa Sabi, non ho dubbi in questo, intanto perchè ho grande consapevolezza di quanto la natura abbia cambiato e dirottato tutto il percorso della mia vita e poi perchè ho potuto comprendere che il contatto con la natura tocca nel profondo l’essere umano, agisce in profondità. Sicuramente ha a che fare con un bisogno arcaico , primordiale … L’effetto biofilia. Dunque l’effetto natura inscrivendosi così in profondità lascia una traccia indelebile che ogni  volta in cui viene rievocata, soprattutto attraverso percezioni tattili e olfattive, riaccende le emozioni provate; inoltre la pedagogia del bosco ci offre veramente un infinità di valori che se vissuti ed incarnati modificano le storie di tutti noi bambini di un tempo, adulti di oggi.

Cosa vorresti dire a qualcuno che inizia a formarsi e sperimentarsi nella direzione delle Scuole Naturali?

Mi piacerebbe molto rassicurare loro nel non ricercare necessariamente una teoria da applicare, un modus operandi da ricopiare, mi piacerebbe che loro potessero spogliarsi di tutti i preconcetti mentali per tornare alle piccole cose, quelle semplici, ma dove io credo si possa rintracciare veramente il senso del nostro fare outdoor. Direi loro inoltre: ritrova l’essenza di te, ritrova il tuo ricordo di bambino in natura, non pensare, resta ad ascoltare, fatti inebriare dalle meraviglie che ci sono. Non cercare per forza di usare la mente, ma infila le mani nella terra, nell’acqua e nella sabbia.

La vita è assumersi dei rischi, cambiare modo di educare è assumersi dei rischi e allora ci fa bene sentire assieme a Ramona le nostre gambe che un po’ tremano prima del salto, che ci fanno chiedere: sarò in grado o non lo sarò? Dov’è il nostro ricordo di bambini, qual è l’immagine che ci sta guidando, siamo pronti a mettere le mani in pasta?


di Sabina Bello

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