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L’arte di esserci… Per un altro essere umano

Aggiornamento: 18 ago 2022

L’arte di esserci. Credo che essere lì, con la nostra presenza, sia uno degli atti più significativi e rivoluzionari che possiamo compiere verso un altro essere umano. Siamo spesso presi dal fare, dal volerci sentire utili, consigliare, supportare, intervenire e risolvere i problemi dell’altro nel qui e ora; non ci rendiamo conto che non lasciamo all’altro spazio per respirare, esistere, agire, trovare la sua strada.

Non reggiamo il bisogno dell’altro, adulto o bambino che sia, di una nostra attesa silenziosa. Fatichiamo a tollerare il dolore, la frustrazione, la confusione, l’altrui notte, vorremmo toglierli, “eliminarne il peso” il prima possibile. Non vogliamo ammettere che cresciamo anche grazie al dolore. E così finiamo spesso per non mettere in pratica quella forma di ascolto sottile necessaria a leggere e sorreggere e diveniamo fuori strada, fuori luogo, fuori dal contatto con l’istinto. Vicinanza. Cosa significa?

Esserci è un’altra storia, è un’arte difficile, che sta più nel non fare, nel mordersi la lingua, nel sostenere il silenzio. Accettare la sfida dell’altro, la battaglia che sta combattendo, senza sostituirci. Possiamo chiederci, cosa significa guardare e accogliere la vulnerabilità, la fragilità? Paradossalmente significa credere fortemente nella forza di chi ci sta davanti anche quando non la mostra e non la vede. Possiamo essere la convinzione che a suo tempo, nel suo spazio, quella persona grande o piccola troverà il modo per addomesticare draghi e demoni e la vita farà il suo corso, perché la vita una strada la trova sempre, ma difficilmente noi potremo ipotizzare quale sarà.

I tempi dell’anima sono sconosciuti all’umano ed è per questo che esserci, mantenere la presenza, è così difficile.

Ma se l’avete mai incontrato sapete quanto vale, quanto è potente un altro essere umano che nel suo modo e stile, è lì, al nostro fianco, vicino anche se lontano. Lì, se dovessimo avere paura, dove basta allungare la mano. Lì, quando cadiamo, con il braccio teso, pronto a sorreggerci. Lì, nell’abbraccio, quando crediamo di non essere nessuno. È dire senza dirlo, io ci sono. È essere pronti a difendere la schiena dell’altro, se lo vorrà. È credere che tu ce la farai senza di me, prima che con me. È rispetto della tua libertà di riuscire e andare, senza guardarti indietro. È lasciarti libero di essere.

È credere nell‘autonomia prima che nel bisogno, nella forza prima che nella fragilità. È rinunciare alla propria necessità di sentirsi gratificati, per essere lì, quando davvero nescessario. È l’eccezione a questa regola nel dare una carezza a un cuore stanco e a uno sguardo che fa fatica a camminare. Perché tutto ciò che è arte ha regole, proporzioni ed eccezioni auree.

È la magia dell’esserci. Se ne dovessi avere bisogno, sono qui. È un impegno sacro che prendiamo dentro noi stessi e che l’altro sente, percependo che non lo tradiremmo, mi cascasse sopra il mondo. È dire “tu non mi appartieni“. Che poi in quest’epoca abbiamo confuso possesso e appartenenza come il piacere e l’amore. Esserci è creare appartenenza.

Questo è quello che vorrei essere quando abbiamo l’onore, la responsabilità di accompagnare, in quel processo magico che è l’educazione, un bambino.

Questo è quello che mi piacerebbe essere quando ci prendiamo cura, quando vogliamo bene, quando amiamo, un altro essere umano. Accettare la libertà dell’altro significa liberarlo dall’aspettativa del risultato.

L’arte di esserci con Sabina Bello e Ramona Sichi


È non vedere i frutti del nostro esserci stati. Se saremo bravi, l’altro non saprà nemmeno che lo stiamo guardando, come quando guardiamo i bambini giocare, ma la nostra presenza, questi sguardi sacri, che abbracciano e sostengono, sono la differenza.

Che poi, ogni essere fiorisce secondo strade e tempi propri, misteriosi, eppure, quando meno te lo aspetti, eccolo sbocciare alla luce.

Visualizza la registrazione del WEBINAR GRATUITO di Scuole Naturali l’arte di esserci.


dal Team di Scuole Naturali


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